Ad un chilometro circa dal centro di Masone, costeggiando il rio Masone e oltrepassando la Cascata del Serpente, ci troviamo vicino a ciò che rimane della Cartiera Savoi, in loc.Savoi. Ricordo di averla già nominata nell’articolo “…fino al Bric del Dente”.
Dell’antica cartiera costruita in località Savoi, alla confluenza tra il rio Masone e il rio Pestumo, oggi rimangono solo alcuni resti.
In origine la cartiera era una struttura organizzata su tre piani, con murature molto robuste, ma attualmente si conservano, in elevato, soltanto i tramezzi del pianterreno e il muro meridionale che si appoggia al monte retrostante. Sono visibili anche le tracce di una scala che conduceva ai piani superiori, mentre dell’originaria copertura a volta rimane solo l’imposta dell’arco. Gli elementi più caratteristici della cartiera che ancor oggi si vedono, sono i grandi blocchi di pietra in cui sono state ricavate delle vasche, dette “pille”, che facevano parte della struttura che azionava i martelli idraulici che pestavano gli stracci da cui veniva ricavata la carta. Il sito della cartiera doveva far parte di un più vasto complesso industriale composto anche da una ferriera e da un mulino, che per la produzione sfruttavano la forza idraulica.
Tra i ruderi della cartiera ci sono alcuni elementi che aiutano a ricostruire il ciclo produttivo della carta; nelle vasche in pietra (“pille”) alcuni martelli mossi da forza idraulica battevano gli stracci fino a farne una poltiglia da cui poi produrre la carta. Una successiva fase di lavorazione è testimoniata dalla presenza di una vasca in muratura, coperta da lastre di ardesia. Questa vasca, detta “tina”, serviva per rimescolare la pasta e formare poi i fogli, che venivano pressati, fatti asciugare, lisciati e infine uniti in pacchi o risme. La forma e la struttura della cartiera Savoi sono conformi al modello di cartiera genovese in uso fin dal 1540, come dimostra la ricchezza di fonti scritte coeve. In genere nelle cartiere viveva un maestro artigiano con la propria famiglia e qualche altro aiutante.
Menzionata per la prima volta nel 1660, fu probabilmente aperta proprio nella metà del XVII secolo dal marchese Paolo Agostino Spinola. Nel 1747 venne danneggiata e successivamente riconvertita alla produzione di filo di ferro. Infine venne abbandonata, come quasi tutte le cartiere nel Genovesato, all’inizio del XIX secolo. Della cartiera oggi rimangono pochi resti, corrispondenti ad alcuni lembi di muratura e vasche usate per la pestatura degli stracci.